Privacy, diritto violato dal Sert

   
   

Interviene il garante per la protezione dei dati personali
IL CASO
TRENTO mercoledì 15 marzo 2000, III di Quaresima

Dare il metadone ad una persona di fiducia, ancorchè sia un familiare, sarebbe in contrasto con la legge sulla privacy. Il quesito è partito da Trento.
A portare il problema all'attenzione del Garante per la protezione dei dati personali Stefano Rodotà è stato Mariano De Carli che da anni combatte una sua personale battaglia per ottenere dal Sert di Trento (servizio tossicodipendenze) il riconoscimento di una valida terapia metadonica (160 mg contro gli 80 che vengono dati a Trento) e che per il momento ottiene invece dal Sert di Montichiari (Brescia) dove si reca settimanalmente a proprie spese.
Mariano Decarli recentemente si è rivolto sia al difensore civico Bortolotti che all'autorità per la protezione dei dati personali, oltre che all'assessore alla sanità per ottenere il riconoscimento delle spese che egli sostiene per andare a Brescia ed un consistente risarcimento per i danni che avrebbe patito a causa dell'impostazione del Sert, che lesinerebbe il metadone.
Come si vede Mariano Decarli, a partire dalla distribuzione del metadone che il Sert di Trento usa in modo parsimonioso seguendo delle proprie linee guida, ha aperto numerosi fronti di conflittualità che hanno acceso l'interesse del garante e del difensore civico. La ragione è presto detta. In difformità da quanto previsto da una delibera della giunta provinciale che prevede l'istituto dell'affidamento nei casi in cui il tossicodipendente non si possa recare personalmente al Sert a ritirare la dose terapeutica di metadone Mariano Decarli ha chiesto al Sert di poter ricevere il metadone a domicilio, così come previsto dalla legge, ma senza delegare ad altri il ritiro del farmaco a lui destinato, in quanto ha fatto sapere, intende usufruire del diritto alla riservatezza.
Sembrerebbe una questione di lana caprina in realtà attorno a questa vicenda c'è stato sinora un vivace scambio di lettere che hanno coinvolto lo stesso Mariano Decarli, l'assessore alla sanità, il Tribunale dei diritti del Malato, il difensore civico Bortolotti e da ultimo il garante per la protezione dei dati personali Stefano Rodotà, che ha deciso di vederci chiaro, aprendo di propria iniziativa un'inchiesta sull'intricata vicenda.
Il nodo di fondo, ancora irrisolto, resta sempre il peso della terapia metadonica nella gestione e nel recupero dei tossicodipendenti.
Decarli e con lui l'Azienda sanitaria della provincia di Brescia, sostengono che una buona terapia metadonica contribuisce a ridisegnare il peso sociale dei tossicodipendenti ed a liberarli dalla dipendenza dell'eroina che li trasforma in potenziali delinquenti, sempre più spesso tra la strada e la galera. Decarli attribuisce al metadone una forte capacità di recupero ed accusa il Sert di Trento di aver compromesso il suo inserimento negandogli il matadone di cui aveva bisogno e che adesso è costretto a prendersi fuori provincia. Adesso si tratta di stabilire se potrà continuare ad avere il metadone senza andare sempre a Brescia. Il Sert di Montichiari ha girato la richiesta al Sert di Trento ma quest'ultimo ha risposto che l'affidamento è valido solo per i tossicodipendenti malati o agli arresti domiciliari, che possono delegare un parente al ritiro del metadone, cosa che Decarli non è disposto ad accettare.

approfondimenti