Metadone, tutto sta nel metabolismo


   
   

La sostanza più utilizzata per il trattamento degli eroinomani è ancor oggi il metadone. Oppiaceo classico, si differenzia dall'eroina per il fatto che la sua durata di vita nel sangue è maggiore (24-36 ore, contro le 5-6 dell'eroina). Il fatto che i recettori nervosi sensibili agli oppiacei vengano occupati a lungo stabilizza le reazioni del paziente, così che egli non sente più il bisogno di tornare alla droga originaria.

C'è però un'importante eccezione, che è legata al patrimonio genetico di ogni persona e può spiegare certe resistenze al trattamento. Stando infatti a studi condotti dal dottor Chin Eap presso l'Ospedale psichiatrico dell'Università di Losanna (e ancora non pubblicati), il 4% circa degli svizzeri presenta un metabolismo del metadone più rapido, riuscendo a eliminare la sostanza in meno di 24 ore.

I tossicomani che rientrano in questo 4%, se sottoposti a terapia, hanno quindi effettivo bisogno di dosi più forti o più frequenti, senza - pare - pericolo per la loro salute. «Finora - spiega il dottor Eap - spesso ci si fidava poco delle reazioni del paziente, sospettando che non pochi dicessero di aver bisogno di più droga per poi rivenderla. Ora invece converrà prendere in esame anche la differenza di velocità nel metabolismo. Il dialogo rimarrà importante, ma affiancato da efficaci mezzi di controllo». Eap sottolinea infine come il metadone, benché agisca sugli stessi recettori dell'eroina, non sia propriamente un suo «sostituto».

L'eroina provoca infatti continue oscillazioni tra stati euforici e depressivi, mentre il metadone (in dosi conformi) normalizza lo stato psicologico del paziente, permettendogli di rafforzare la propria volontà e, quindi, di giungere più facilmente a disintossicarsi.

Le persone che, invece, non se la sentono di smettere, lo assumono per un periodo prolungato, come fanno i diabetici con l'insulina, senza particolari problemi.