Norman B. GordonIl dottor Gordon é attualmente Emerito Professore di Psicologia all'Università Statale di New York, College di Oswego, N. Y. 13126.Nel 1967 fu avviata una prima ricerca sul potenziale funzionale dei pazienti in mantenimento metadonico. Alla Quarta Conferenza Nazionale per il Metadone Gordon,Warner e Henderson (1972) esposero i risultati del loro studio estensivo su "la prestazione psicomotoria e intellettuale degli ex eroinomani" questi furono i primi pazienti sottoposti a mantenimento metadonico come parte del trattamento per la dipendenza da oppioidi Le conclusioni derivate da questi primi studi mostravano che la somministrazione di metadone all'interno del trattamento per la dipendenza da eroina non aveva alcun effetto negativo né sul funzionamento cognitivo né sull'apprendimento percettivo/motorio né sulle prestazioni. Un lavoro successivo (Gordon 1973) presentava una sintesi degli studi di laboratorio e sul campo effettuati per valutare la prestazione di ex-tossicodipendenti in mantenimento metadonico dal 1964 al 1972. Si trattava di una revisione sia del primo studio che dei risultati proveniente da altre ricerche. Questa revisione é divisa in due sezioni principali: Studi di Laboratorio e Studi sul Campo. Gli studi di laboratorio includevano compiti percettivo-motori, compiti sui tempi di reazione e sulla capacità di mantenere attenzione e anche test sul funzionamento cognitivo e intellettuale. Gli studi sul campo si rivolgevano principalmente a esperienze di guida per pazienti in trattamento metadonico, valutazioni generali sulle prestazioni lavorative, a confronto con soggetti di controllo. Ci furono anche uno o due studi che valutarono il comportamento del paziente sul lavoro.
Studi di laboratorio
Prima degli studi di cui sopra, solo Isabell e colleghi (1948) avevano valutato gli effetti della somministrazione cronica di metadone in soggetti umani; il loro studio riguardava tossicomani istituzionalizzati e mirava a determinare la tendenza alla dipendenza da metadone.
Funzionamento intellettuale
Lo studio di Isabell aveva indicato che il metadone poteva avere un effetto nocivo sull'intelligenza, perciò uno degli scopi dei primi studi di Gordon et al (1972) fu quello di esaminare il funzionamento intellettuale dopo che i pazienti erano stati stabilizzati a dosi di mantenimento con metadone. I risultati per 155 pazienti la cui dose iniziale variava dai 70 ai 100 mg di metadone al giorno assunto oralmente, non mostravano alcuna differenza rispetto alle distribuzioni di Q.I. rinvenute nella popolazione generale. Non ci furono casi nelle categorie più basse di Q.I.. Successivamente, circa 112 mesi dopo, Gordon e Lipset (1976) monitorarono 30 dei 155 pazienti che in precedenza erano stati testati per il funzionamento intellettuale. Questi pazienti all'inizio erano stati mantenuti a una media di 79 mg di metadone, nel follow-up la dose giornaliera era di 69 mg. I test impiegati erano forme alternate del Wechsler Adult Intelligence Scale (WAIS). Venticinque pazienti mostrarono miglioramenti del Q.I., uno rimase allo stesso livello, e quattro riportarono modeste retrocessioni. Il funzionamento intellettuale nel follow-up come nel test originario, era normale.Altri studi condotti in seguito sul funzionamento cognitivo sono giunti a conclusioni simili. Pugliese (1974) rilevò che non c'erano differenze tra età e istruzione confrontando pazienti in metadone e gruppi di controllo quando si usava il Wonderlic, una forma di test per la valutazione dell'intelligenza.Questo studio riguardava la possibilità di impiego dei pazienti in metadone. Anche uno studio di Lombardo (1974) concluse che quando si considerava il livello di istruzione i pazienti in metadone a dosi giornaliere di 50 o 80 mg mostravano livelli di Q.I. normali. Uno studio sui processi della memoria condotto da Grevert e colleghi (1977) rilevò che il trattamento metadonico non aveva effetti sulla memoria, questo studio confrontava le prestazioni della memoria prima e dopo tre mesi di trattamento.
Studi di laboratorio sulla Prestazione - Studi sui tempi di reazione
Gli studi sui tempi di reazione misurano sia il tempo impiegato nel prendere una decisione che quello della risposta motoria, entrambi sensibili agli effetti delle sostanze. Il primo studio di questo scrittore (1970), metteva a confronto 18 pazienti maschi e 9 pazienti femmine a mantenimento metadonico stabilizzati a dosi medie giornaliere di 100 mg, con eroinomani drug-free disintossicati da poco tempo e studenti del college. Il compito consisteva in tre esercizi sul tempo di reazione (TR) di cui uno semplice e due più complessi. I pazienti in metadone sia maschi che femmine furono uguali o superiori ai soggetti di controllo in due degli esercizi e nell'esercizio a scelta TR più complesso. Più tardi Gordon e Appel (1972) studiarono i TR dei pazienti in metadone confrontando la loro prestazione dopo 24 ore di astinenza dalla dose giornaliera e dopo un'ora dalla dose giornaliera di metadone. Anche questa volta i risultati globali sia per i pazienti maschi che per i pazienti femmine non indicavano effetti del metadone, e i TR erano uguali o superiori ai soggetti di controllo. Un dato interessante di quest'ultimo studio mostrava che i TR dei pazienti che lavoravano erano più rapidi di quelli che non lavoravano. Ci sono tre studi supplementari (Chesher, 1985; Kelley, Welch & MacKnelley,1978; Rothenberg et al 1977) che prendono in considerazione i tempi di reazione di pazienti in metadone con test di laboratorio sull'attenzione. E' emerso che i pazienti possono rispondere più rapidamente dei soggetti di controllo.
Attenzione protratta
Appel (1982) studiò la prestazione di pazienti in metadone con un compito prestazionale continuo, in cui dovevano rispondere a un segnale insolito dopo diverse sequenze di segnali regolari che loro dovevano ignorare. Furono impiegate varie velocità di presentazione dei segnali. I pazienti in metadone non differivano dagli ex-tossicomani drug-free né dai soggetti opiate naive. Tra i pazienti c'erano differenze nelle latenze delle risposte - i pazienti in metadone che lavoravano rispondevano meglio alle alte velocità dei segnali, avevano latenze più lunghe e poca accuratezza quando la velocità era più bassa. Rispetto agli altri gruppi i pazienti che non lavoravano commisero più errori di falso positivo quando le velocità dei segnali erano elevate.Appel e Gordon (1976) usarono il sub-test a simboli e cifre della Wechsler Adult Intellligence Scale (WAIS) per studiare la capacità dei pazienti di seguire un codice nel sostituire delle cifre a simboli pittorici bidimensionali in un test di velocità con carta e matita. I pazienti che lavoravano non mostravano differenze rispetto ai soggetti di controllo, ma i pazienti che non lavoravano diedero delle prestazioni più scadenti. Non emersero dati a dimostrazione che i pazienti in trattamento da più tempo (8 anni) fossero più carenti di quelli in trattamento da soli undici mesi. Rothenberg et al (1977) ha scoperto che i pazienti in metadone avevano tempi di risposta più rapidi rispetto ai soggetti di controllo, e che non c'erano differenze nella capacità di mantenne l'attenzione tra i pazienti e gli altri gruppi di soggetti.
Abilità Percettivo-motoria
Isabell et al (1948) avevano affermato che il metadone poteva rallentare alcuni aspetti del funzionamento percettivo-motorio. Nei primi studi (Gordon, Warner & Henderson, 1972) la prestazione percettivo-motoria veniva misurata nell'arco di un anno circa, con il test dell'inseguimento girevole (un compito usato per misurare l'apprendimento e la prestazione con un esercizio si coordinazione dell'occhio e della mano). I pazienti mostrarono un funzionamento normale.Moskowitz e Sharma (1979) presero in esame le prestazioni di abilità di pazienti in mantenimento metadonico da almeno sei mesi, giunsero alla conclusione che i pazienti non mostravano peggioramenti nei compiti di abilità ovviamente più rilevanti. Questi studi rappresentano a tutt'oggi la valutazione più completa delle prestazioni dei pazienti in metadone. Vennero fatti ben otto esperimenti su varie sub-abilità connesse al comportamento durante la guida. Includevano la prestazione in un simulatore di guida in cui i pazienti e i soggetti di controllo erano sottoposti a una serie di esperienze che richiedevano molta attenzione e risposte accurate. I test furono fatti appena prima o due ore dopo le dosi giornaliere di 60 mg e di 80 mg di metadone. In due dei sub-test emerse un qualche effetto del metadone, ma i pazienti compensarono con tempi di risposta più rapidi. Il metadone viene menzionato anche in un altro studio (Stapleton, Guthrie & Linnoila, 1986) dove sembra che abbia un effetto sui movimenti oculari, ma non viene data una valutazione delle conseguenze di questo effetto. Moscowitz e Sharma (1979) capirono che i tempi di reazione più rapidi dimostrati dai pazienti in metadone erano più che compensatori di qualsiasi potenziale rallentamento oculomotorio. Neanche lo studio finale su vari parametri funzionali effettuato da Kelley, Welch e McKnelley (1978) riuscì a trovare prove importanti di impatto negativo sul generale stato funzionale dei pazienti.Un interessante studio di Ho e Dole (1979) indica che le persone in mantenimento metadonico non differiscono dagli ex-tossicomani drug-free nella percezione del dolore somatico, questo é un dato particolarmente significativo in termini di stato funzionale.In base agli studi di laboratorio oggi a nostra disposizione si può concludere in generale che nelle capacità che i pazienti in metadone hanno di effettuare vari tipi compiti sembra non esserci alcuna di quelle barriere socialmente rilevanti che invece si trovano negli ambienti dell'industria della guida dei veicoli.
Studi sul campo
Gli studi sul campo qui revisionati si riferiscono al problema della capacità funzionale delle persone in mantenimento metadonico come parte del trattamento della dipendenza da eroina. Un recente lavoro di valutazione del trattamento metadonico da parte di Ball e Ross (1991) ha messo in evidenza una generale relazione tra la dose di mantenimento e la cessazione dell'uso di eroina. Sembra che il livello di dosaggio critico sia di 71 mg di metadone al giorno. I pazienti mantenuti a dosi inferiori a 70 mg di metadone hanno una probabilità molto alta di usare eroina. Ciò implica che i livelli giornalieri al di sotto di 70 mg danno una tolleranza incompleta. Questo porterebbe a auspicare che i prossimi studi sul potenziale funzionale si occupino del livello di dose di metadone necessario per mantenere la tolleranza.I lavori sotto riportati si dividono in due categorie, studi sulla possibilità di impiego di pazienti in metadone e studi sulle loro prestazioni come operatori di veicoli
.Idoneità di impiego
Due studi prendono in esame l'idoneità di impiego (Double & Koenigsberg, 1977; Yankowitz & Randell, 1977). Entrambi hanno mostrato che i tossicomani ex-eroinomani in mantenimento metadonico funzionano bene quanto operai esperti e impiegati. Questo corrisponde alle conclusioni di uno studio precedente (Gordon & Lipset, 1976).
Comportamento di guida
La guida di veicoli é un argomento di grande interesse pubblico dato il diffuso abuso di alcool e altre sostanze. Un primo lavoro (Gordon, 1976) aveva messo in evidenza che in generale c'era scarso motivo di interesse per l'uso di narcotici e in particolare del metadone quando questo veniva impiegato come sostanza di mantenimento. A seguito di questa prima revisione sono comparsi un numero di rapporti supplementari (Babst, Newman, Gordon & Warner, 1973; Blomberg & Preusser, 1974; Maddux, Williams & Ziegler, 1977; Moskowitz & Sharma, 1979; Stapleton, Guthrie & Linnoila, 1986). In questi studi gli individui a mantenimento metadonico non differiscono da soggetti di uguale età che non fanno uso di sostanze o da tossicomani ex-eroinomani astinenti. Gli studi prendevano in esame sia le violazioni del codice della strada che gli incidenti, e il rapporto di conferma dei dati raccolti dalle interviste dei pazienti grazie alle reali registrazioni di guida del veicolo ottenute da fonti ufficiali. Un recente lavoro di Chesher (1985) dimostra che in base agli studi delle abilità correlate alla guida o in base ai dati epidemiologici, i narcotici incluso il metadone, in genere non sembrano rappresentare fonte di interesse negli incidenti stradali.
Conclusioni
La conclusione generale di questa revisione é che c'é considerevole fiducia nel fatto che il mantenimento metadonico ad adeguati livelli di dosaggio, come parte del trattamento per la dipendenza da eroina, ha un effetto minimo o insignificante sulla capacità di funzionamento della persona in qualsiasi campo essa sia qualificata.La summenzionata conclusione non dovrebbe sembrare sorprendente in vista del fatto che persino i tossicodipendenti da eroina (Caplowitz, 1985) che continuavano a far uso di eroina, così come quelli in mantenimento con morfina come parte integrante della cura della dipendenza da eroina (Waldorf, Orlick & Reincarna, 1974) riuscivano a trovare lavoro e avevano notevole successo in un'ampia gamma di settori e posizioni.Recentemente é emerso che individui che soffrono di patologie altrimenti intrattabili vengono trattati cronicamente con alte dosi di oppiacei (New York Times, 1993). L'uso di oppiacei nella modalità sopra riferita, per la gestione del dolore, non solo allevia la sofferenza, ma permette ai pazienti di funzionare normalmente. Ciò di cui soffrono di più é il marchio per il loro presunto stato di dipendenza.La lezione che abbiamo imparato da questo é che il comportamento dipendente é un costrutto che é in origine biologico e viene modulato da fattori sociali e comportamentali. I narcotici di per sé possono causare dipendenza fisica, tolleranza, e craving. Comunque é il contesto sociale dell'uso del narcotico e dello stile di vita di una persona che determina la natura del comportamento dipendente. In conclusione i pazienti in metadone che costruiscono o ricostruiscono le loro vite o che funzionano normalmente all'interno della comunità non sono "drogati" ma pazienti in trattamento per una patologia cronica. Lo scrittore ringrazia vivamente i suoi ex studenti per la loro collaborazione come colleghi in molti degli studi riportati in questo lavoro di revisione: P. Appel, A. Ho, J. Lipset e A. Warner.
Bibliografia
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Attenzione selettiva negli individui dipendenti da oppiacei: uno studio pilota che indaga gli effetti dei livelli diendorfina sull'attenzione.
di Ann RosenbergAnn Rosenberg Ph.D. é Direttore di Ricerca al Nassau County Office of Alcoholism and Substance Abuse Services, Long Island, New York.
Introduzione
I teorici come Dole e Nyswander (1976), Goldstein (1972) e altri hanno considerato la possibilità che ci siano differenze psicologiche tra individui dipendenti da oppiacei e non. Questo studio cerca di esaminare questa possibilità. Gli individui dipendenti da oppiacei possono presentare deficienze di oppioidi endogeni che cercano di colmare con l'uso si oppiacei (Goldstein, 1976). La presente ricerca indaga gli effetti sull'attenzione che avvengono variando i livelli sistemici di endorfine, gli oppioidi interni o endogeni.Nel 1973 tre laboratori trovarono prove di recettori di oppioidi negli animali vertebrati. Questi erano concentrati in massima parte nel cervello (Pert & Snyder, 1973; Simon, Hiller & Edelman, 1973; Terenius, 1973). Le indagini successive condussero alla scoperta di oppioidi che esistevano spontaneamente o endogeni chiamati endorfine che si legavano ai siti dei recettori (Goldstein, 1976; Hughes, Smith, Kosterlitz, Fothergill, Morgan & Morris, 1975; Terenius, 1975). Golstein (1976) suggerì che i recettori degli oppioidi fossero correlati alle risposte emotive al dolore.Nel Locus Coeruleus (LC) si trova una grande concentrazione di siti dei recettori degli oppioidi, quest’area del cervello media l'attenzione (Kuhar, Pert & Snyder, 1973). I ricercatori hanno scoperto che applicando morfina o producendo lesioni chimiche ai siti nel LC, si interferiva con la capacità di produrre stimoli dei neuroni (Aghajanian, 1978; Pepper & Henderson, 1980; Arnsten, Segal, Loughlin & Roberts, 1981). Altri ricercatori hanno stabilito che i neuroni del LC rispondono selettivamente a stimoli complessi (13). Questi studi indicano che il sistema endorfinergico non si limita solo a trasmettere informazioni sul dolore e l'ansia. Esso ha un ruolo importante anche nei processi di informazione dell'attenzione attraverso il LC. Il fatto che il sistema endofrinergico influenza i meccanismi dell'attenzione, ci induce a porci delle domande riguardo agli effetti sui processi di stimoli semplici e complessi. Easterbrook (1959) ha teorizzato che per certi compiti é preferibile l'attenzione a un range limitato di cose. Alcuni studi di Kahneman (1973) suggeriscono che eseguire un semplice compito richiede un'attenzione limitata a un raggio ristretto di cose, e al contrario, la capacità di sostenere l'attenzione per un numero maggiore di cose facilita la prestazione in un compito complesso.Il naloxone e il naltrexone sono antagonisti degli oppiacei; bloccano la capacità degli oppiacei di legarsi ai siti dei recettori e inibiscono gli effetti degli oppiacei. Il lavoro di Arnsten (1981) e Arnsten et al (Arnsten, Segal, Loughlin & Roberts, 1981; Arnsten & Segal, 1979) suggerisce che il naltrexone possa influire nel restringere la gamma di cose cui gli individui prestano attenzione. Ciò può essere auspicabile per compiti semplici, ma inibisce la prestazione nei compiti complessi. Gritz et al (1976) sostengono che il naltrexone facilita la prestazione degli individui che fanno uso di oppiacei in un compito facile di attenzione selettiva. Appel e Gordon (1976) hanno usato un compito per l'attenzione selettiva, il Digit Span sub-test del Wechsler Adult Intelligence Score (WAIS) per mettere a confronto soggetti in mantenimento metadonico con soggetti di controllo oppiacei-naive, e non hanno trovato differenze significative.Le summenzionate teorie scoperte e studi suggeriscono che livelli diversi di oppioidi endogeni dovrebbero avere un effetto sulla prestazione in compiti di attenzione selettiva sia semplici che complessi. In parole povere, gli individui con diversi livelli di oppioidi nei loro sistemi risponderanno diversamente agli stimoli dell'attenzione. Gli individui dipendenti da oppiacej possono avere una deficienza di oppioidi endogeni (Goldstein, 1976). Le modalità di trattamento per questi individui prevedono condizioni che influenzano le endorfine sistemiche controllando l'uso degli oppioidi esogeni. Il trattamento a mantenimento metadonico prevede oppiacei supplementari, il trattamento residenziale drug-free proibisce l'ingestione di oppiacei, e il trattamento con naltrexone blocca l'effetto degli oppiacei endogeni ed esogeni.Il presente studio considera un modello che sostiene che: 1) la capacità di rispondere a stimoli per l'attenzione é influenzata dai livelli di endorfine, 2) ciò si può osservare comportamentalmente quando i livellidi endorfine sono manipolati e, 3) la natura del trattamento per la dipendenza da oppiacei manipola questi livelli.Le ipotesi si basano sulla teoria che la prestazione in compiti di attenzione selettiva dipende dai livelli sistemici degli oppioidi endogeni. Se questo é vero, 1) gli individui a mantenimento metadonico e i soggetti di controllo oppiacei-naive dovrebbero rispondere in modo simile in compiti per l'attenzione selettiva sia semplici che complessi perché nonostante ci possa essere una deficienza di oppioidi endogeni in questa popolazione in trattamento, il metadone supplisce a questa deficienza; 2) gli individui dipendenti da oppiacei in astinenza che non ricevono supplementi di oppioidi dovrebbero raggiungere risultati scadenti sia nei compiti per l'attenzione selettiva semplici che in quelli complessi rispetto ai risultati raggiunti e dagli individui in trattamento metadonico e dai soggetti di controllo oppiacei-naive; e 3) se il naltrexone in effetticontribuisce a restringere gli obiettivi dell'attenzione, gli individui in trattamento con naltrexone dovrebbero ottenere risultati migliori nei compiti per l'attenzione selettiva semplici rispetto ai risultati degli individui degli altri gruppi. Comunque dato che sia gli oppioidi endogeni che quelli esogeni sono bloccati, i loro risultati nei compiti complessi dovrebbero essere inferiori a quelli di tutti gli altri soggetti. Ci dovrebbe anche essere una maggiore differenza nei risultati in entrambi i compiti all'interno di questo gruppo rispetto a quelli ottenuti per tutti gli altri gruppi.
Lo Studio
Tre gruppi consistevano in soggetti che erano in trattamento per dipendenza da oppioidi. Il gruppo I consisteva in 12 soggetti in trattamento a mantenimento metadonico, il gruppo II era composto da 12 soggetti in trattamento in un servizio residenziale drug-free, e gli otto soggetti del gruppo III erano in trattamento con naltrexone. Il gruppo IV era un gruppo di controllo composto di 12 soggetti oppiacei-naive. Tutti i soggetti erano maschi e la loro età variava dai 21 ai 44 anni. Tutti i soggetti furono testati per la vista da vicino con il Nearpoint Rotchart. Furono testati anche con il Digit Symbol sub-test del WAIS per la capacità di distinguere e identificare il numeri e i simboli necessari per completare i vari compiti e per riprodurre il compito sull'attenzione usato da Appel e Gordon (1976).Per questa ricerca furono prodotte e valutate due forme di Symbol Identification Test con carta e matita. Furono impiegate per valutare la prestazione in compiti semplici e complessi di attenzione selettiva. Entrambe le forme dei test furono distribuite in ordine bilanciato.
Risultati
Il primo insieme di ipotesi sosteneva che non ci sarebbero state differenze significative tra i soggetti a mantenimento metadonico e i soggetti di controllo oppiacei-naive per quanto riguardava i risultati di entrambi i compiti (quello semplice e quello complesso) e i dati confermarono le ipotesi. Questi risultati sono compatibili con la ricerca che suggerisce che gli oppioidi sono coinvolti nella mediazione dell'attenzione, e che gli individui dipendenti da oppiacei hanno bisogno di un'integrazione. Il secondo insieme di ipotesi affermava che i consumatori di oppiacei in astinenza avrebbero ottenuto risultati inferiori rispetto ai soggetti in mantenimento metadonico e i soggetti di controllo oppiacei-naive in entrambi i compiti per l'attenzione selettiva (semplice e complesso). Sebbene la differenza tra i risultati dei gruppi non fosse statisticamente significativa, i risultati di tutti i confronti andavano nella direzione prevista.Il terzo insieme di ipotesi si basa sull'assunto che il naltrexone restringe la gamma di cose cui gli individui prestano attenzione bloccando gli effetti degli oppioidi endogeni. La previsione é che gli individui che ricevono un trattamento con naltrexone dovrebbero ottenere risultati migliori nei compiti per l'attenzione selettiva semplici rispetto a tutti gli altri gruppi e risultati inferiori nei compiti complessi rispetto sempre a tutti gli altri gruppi. Si era predetto anche che per i soggetti trattati con naltrexone ci sarebbero state maggiori differenze tra i risultati dei compiti per l'attenzione semplici e quelli dei compiti complessi. Come nel caso precedente, tutti i risultati andavano nella direzione prevista ma non erano significativi.
Conclusioni
Il fatto che non c'erano differenze significative tra i gruppi in generale servì per confermare alcune ipotesi, soprattutto quelle che prevedevano somiglianze nella funzione tra i gruppi in metadone e quelli di controllo. Ma i risultati, a prima vista, in generale possono sembrare deboli perché le differenze trovate tra i gruppi non erano statisticamente significative. D'altra parte, sarebbe impossibile respingere le ipotesi in quanto i risultati erano tutti nella direzione prevista. Uno sguardo più attento alle differenze tra i risultati dei compiti semplice e complesso per tutti i gruppi rivela un andamento compatibile con quanto previsto. L'assenza di significanza statistica potrebbe esser dovuta a una dimensione non adeguata del campione. Aumentando il numero di soggetti in ogni gruppo si potrebbero avere risultati più significativi mettendo in evidenza differenze discrete nell'attenzione tra i gruppi.Le differenze nel funzionamento dell'attenzione ricercate in questo studio potrebbero essere misurate in modo più efficace con una combinazione di parametri comportamentali e fisiologici, in particolare compiti che richiedono una grande attenzione combinati a parametri fisiologici di potenziali evocati a livello corticale e del tronco cerebrale. Gli andamenti costanti dei dati rinvenuti in questo studio non solo rendono impossibile rigettare le ipotesi e le teorie che li hanno elaborati, ma sono addirittura segnali del fatto che questo é un terreno fertile per la ricerca. Ci sono dei benefici nel proseguire in questa indagine, non solo per gli individui dipendenti da oppiacei, ma anche per gli individui con diagnosi di deficit dell'attenzione. Comprendere il ruolo dell'endorfina, o del sistema oppioide endogeno nell'attenzione selettiva é un passo importante che può aiutare a scoprire le cause di alcuni tipi di deficit dell'attenzione e ad accelerare la comprensione della dipendenza da oppiacei.
Bibliografia
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A cura di Joycelyn Sue Woods Research Associate 9 September 1998
Traduzione Mirca Rivieri1 settembre 1999
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