CARCERE PARLA IL SOTTOSEGRETARIO ALLA SANITA' MONICA BETTONI

   
   

da Il Manifesto del 18 Dicembre 1999
CARCERE PARLA IL SOTTOSEGRETARIO ALLA SANITA' MONICA BETTONI

"I tossicodipendenti? Curiamoli col metadone"
Da gennaio il servizio sanitario nazionale si occuperà dei detenuti
- MAURA GUALCO - ROMA

La crisi d'astinenza non diventa un'altra cosa solo perché una persona entra in carcere. E anche se ci sono dei sintomi da combattere con antidolorifici come il Voltaren, è evidente che il trattamento principale è il metadone o qualsiasi altro farmaco sostitutivo dello stupefacente di cui normalmente si fa uso".

Anche se non cita ufficialmente il caso di Marco Ciuffreda, Monica Bettoni - sottosegretario alla sanità - non condivide il modo in cui i tossicodipendenti vengono curati nelle carceri italiane. Un giudizio che arriva a sole due settimane dall'avvio del passaggio delle competenze sanitarie penitenziarie dal ministero di Grazia e giustizia a quello della Sanità.

Cosa cambierà per i detenuti tossicodipendenti nel 2000?

Analogamente a quanto si fa nel servizio sanitario nazionale, noi raccomanderemo per le tossicodipendenze la continuità terapeutica. Ovverosia, il tossicodipendente che prima di entrare in carcere fa uso di metadone non dovrà interrompere la terapia, se non per sua scelta. Operare per la riduzione del danno vuol dire continuare il trattamento metadonico. Cambiare luogo di cura, come succede inevitabilmente con l'entrata in carcere, non vuol dire passare automaticamente dalla dipendenza alla non dipendenza e questo è stato spesso sottovalutato.

Perché? E come mai solo pochissimi carceri somministrano metadone?

Questo dipende da un certo tipo di cultura che nega l'esistenza della tossicodipendenza e non si pone in maniera corretta dal punto di vista terapeutico. Si tratta di un'impostazione culturale che porta ad associare automaticamente il regime coercitivo alla cessazione immediata della dipendenza. Nel '94 con la commissione sanità del senato facemmo un'indagine sulla situazione sanitaria nelle carceri. Scoprimmo che i tossicodipendenti che fuori venivano trattati con il metadone, si vedevano privati del farmaco una volta in carcere. E questo proprio a causa di quella visione culturale di cui parlavo prima.

Come avverrà il passaggio?

Sarà complesso perché attribuisce una funzione nuova al servizio sanitario nazionale. Si tratterà di rafforzare sia l'azione terapeutica che quella preventiva. Ma purtroppo non sono previste risorse aggiuntive e questo rende le cose difficili.

Lei parla di continuità di trattamento: ma come farete a controllare che questa disposizione verrà rispettata?

La responsabilità sarà del medico penitenziario. In ogni caso, eseguiremo un monitoraggio attento per poter agire e correggere in tempo le situazioni che riterremo più a rischio. In ogni caso ritengo che l'entrata del servizio sanitario nazionale porterà con sé un'altra innovazione: per quanto riguarda i detenuti ammalati il concetto di cura prevarrà sulle esigenze di sicurezza. In pratica sono convinta che questo passaggio determinerà l'apertura verso un trattamento sanitario che deve essere uguale dentro e fuori il carcere. Inoltre verranno rafforzati anche i servizi psichiatrici, in modo da prevenire i comportamenti autolesionistici e tutti quei disturbi psichici che il carcere normalmente accentua.

Se quanto annunciato dal sottosegretario alla sanità Bettoni si realizzerà, in futuro nelle carceri italiane non dovrebbero più ripetersi casi come quello di Marco Ciuffreda. Nel frattempo, invece, le cronache continuano a ricordarci una realtà ben diversa.

E' il caso di un tossicodipendete di Potenza B. A. che, curato con il metadone dal proprio Sert, una volta in carcere si è visto negare la terapia. Sul caso la senatrice Ersilia Salvato ha presentato un'interrogazione al ministro della Giustizia Olivero Diliberto ricevendo però solo una risposta generica: il detenuto "è stato sottoposto alla normale terapia disintossicante".

IL TIRRENO del 9 dicembre 1999

Quando la città era il centro dell'eroina
La paura dell'Aids e i nuovi stimolanti
hanno cambiato il mondo della droga

di Michele Morabito

PIETRASANTA. Droga, cambia il panorama dei consumi, ma non accenna ad estinguersi il fenomeno. Alcuni anni fà Pietrasanta era un fiorente mercato di eroina, un fenomeno che tutte le associazioni che in città hanno operato - Sert, Pca, Sims e forze dell'ordine - sono concordi nel valutare in calo tanto che si può dire che la città ha finito di essere un centro di spaccio di eroina e che il numero dei tossicodipendenti è radicalmente diminuito. ma contemporaneamente non si può dire che sia terminato il mercato della droga, che si è invece evoluto in una dimensione non meno pericolosa, verso il consumo di psicostimolanti, le "nuove droghe", così come vengono definite; anche se nuove in verità non sono visto che già da alcuni sono sul mercato e che non sono meno pericolose.
«Il panorama attuale del consumo di droga in Versilia», spiega il dottor Intaschi, medico del servizio tossicodipendenze dell'Asl Versilia, «è difficile da sintetizzare in poche parole; si è passati da una prevalenza di consumo di neurodeprimenti, quali l'eroina, al consumo di psicostimolanti, quali l'ecstasy, di cui tanto si parla in queste settimane, senza però dimenticare la cocaina che è un fenomeno ancora più vasto di quello delle pasticche. Sono affermazioni che non trovano riscontro nei dati della nostra utenza dato che si rivolgono a noi soprattutto gli eroinomani, la cui età sta progressivamente accrescendosi, mentre difficilmente si rivolge a noi il consumatore di pasticche convinto che i rischi siano minori e che non si crei una dipendenza; cosa assolutamente falsa. Il perché di questa evoluzione che non è solo versiliese, ma dell'intero mercato, è spiegabile con vari motivi: è convincente la teoria per cui la diffusione di una droga sia paragonabile all'esplosione di una epidemia contro la quale si creano nella società degli anticorpi, poi si presenta una nuova droga e così via. Contro l'eroina a Pietrasanta ha certamente influito l'azione nostra e di associazioni quali il Pca ed il Sims che hanno contribuito a dare un aiuto a chi voleva uscirne, ma soprattutto credo che abbia influito la diffusione dell'Aids che ha funzionato da deterrente contro le droghe da assumersi per endovenosa. Ciò ha aperto paradossalmente il campo alle nuove droghe - che nuove poi non sono - assunte per via orale, che sembrano più "pulite" e che qualcuno ancora giudica come un passo avanti rispetto al passato».
«Sarebbe un errore"», spiega Roberto Nardini, presidente del Progetto comunità aperta, che ha la sede in via Stagio Stagi - sede la cui apertura ebbe una lunghissima opposizione di parte della popolazione - «credere che il panorama della droga è cambiato o che l'eroina non è più un problema a Pietrasanta. Ciò che è cambiato è il mercato, Pietrasanta non è più uno spaccio di eroina, grazie anche alla nostra azione che ha aiutato molti tossicodipendenti a trovare un punto di appoggio e le autorità sanitarie a correggere i dosaggi della terapia metadonica per renderla finalmente efficace; siamo stati dei pionieri in questa via, tanto che nei giorni scorsi c'è stato un convegno dal titolo "Pietrasanta come Erice" nella formula del talk show condotto da Romano Battaglia, in cui appunto si è parlato delle nuove terapie».
«Per quanto riguarda le nuove droghe», continua Daniele Baldi, presidente della Difesa dei diritti dei tossicodipendenti, «così come sono chiamate, esistono da sempre, ma solo adesso sono diventate fenomeno di mercato; il grande errore è credere che i consumatori di ecstasy siano consumatori esclusivi; in realtà alla pasticca si accoppia spesso l'alcool e lo spinello e talvolta come autoterapia l'eroina, che funge da calmante rispetto allo sballo provocato dagli psicostimolanti; è un circolo vizioso che porta di nuovo alla che dipendenza. Non accade invece l'opposto, cioè che l'eroinomane passi allo psicostimolante».
Difficile, dunque affermare che il fenomeno della droga sia un fenomeno in via di estinzione, ma come intervenire? «I risultati di questi anni», afferma il maresciallo dei carabinieri di Pietrasanta, «sono stati molto positivi; da parte nostra consideriamo il fenomeno eroina quasi debellato per quanto riguarda il centro di Pietrasanta, mentre sempre qua nel centro storico è pressoché inesistente il fenomeno ecstasy, legato prevalentemente ai locali da ballo, comunque tenuti in stretta osservazione ogni fine settimana. Per quanto riguarda la prevenzione, sarebbe auspicabile una collaborazione più stretta tra forze dell'ordine, disponibili a portare la propria esperienza, e scuole, che non sempre si dimostrano interessate a tali iniziative».
Meno ottimisti gli operatori del Sert sugli psicostimolanti: «Bisogna intervenire più profondamente», conclude il dottor Intaschi, «direi a livello culturale, dato che la scelta di un divertimento sano sembra per i giovani più difficile che la scelta dello sballo. Da parte nostra abbiamo attivato in collaborazione con altre associazioni il progetto "Il Filo" che offre a tutti un numero verde (800274233 dalle 15 alle 18) per offrire informazioni; la telefonata è gratuita e anonima».

lunedì 24 gennaio 2000

DIBATTITO SULLA DROGA

«Ma il metadone è un farmaco efficace» MASSA. Fa discutere la posizione sulle droghe espressa dal congresso Ds. Qui sintetizziamo l'intervento di un esperto: Guido Giannotti, «counselor» nelle tossicodipendenze. «Il problema non si può liquidare con poche battute, fra l'altro confondendo liberalizzazione, legalizzazione, depenalizzazione e sperimentazione. Nessuno ha proposto una liberalizzazione. I ds hanno ipotizzato un superamento delle leggi repressive e delle conseguenze negative che producono. È un fatto che le leggi repressive non sono riuscite ad interrompere nemmeno per un sol giorno il flusso verso le sedi di spazio delle droghe, in particolare dell'eroina. Ed è quindi un fatto che attualmente le droghe sono ampiamente disponibili per chiunque le voglia usare. Altra realtà è che un numero consistente di tossicodipendenti continua a ricorrere all'abuso di sostanze quali che siano le misure repressive che dovrebbero scoraggiarlo. In questo contesto, la sperimentazione ipotizzata si prefigge di rimpiazzare l'eroina sporca e criminalizzante di strada, con la disponibilità di una sostanza pulita e controllata. Lo scopo è evitare i danni derivanti dalle condizioni subumane cui deve sottostare chi usa eroina per i meccanismi patogeni e criminalizzanti del mercato clandestino. Veniamo al metadone sul quale ognuno pare autorizzato a comunicare pericolose falsità. Come risulta da 30 anni di studi in tutto il mondo, il metadone è uno strumento efficacissimo e sicuro.

Le opinioni di Cacciatore sono e restano tali. Anche la dott. Ungvari, però, ha affermato che non ci sono riscontri positivi nell'uso di metadone. E' un problema che dovrebbe far riflettere, perché per avere riscontri positivi dall'uso di un farmaco bisogna che questo sia posto nelle mani di chi è capace di usarlo. Il che, non sembra essere il caso di Massa.